Seminario, le maggiori sfide geopolitiche del momento
La geopolitica è tornata di moda alla fine della Guerra Fredda con la fine del confronto ideologico, anche se inizialmente confinata alla cerchia degli esperti. L’opinione pubblica in generale è stata distratta da confortanti profezie come la “fine della Storia” di Fukuyama, finché in tempi più recenti lo scenario internazionale è diventato così volatile, a causa di quella che potremmo definire una policrisi o permacrisi, che la geopolitica è diventata parte della vita di tutti e oggetto di interesse generale.Oggi nessuno può ignorare la geopolitica se si vuole comprendere il nostro presente e cercare di plasmare in meglio il nostro futuro.
La Fondazione Banco di Napoli ha tra i suoi obiettivi il miglioramento del tessuto sociale ed economico della nostra società, che oggi non può essere raggiunto senza una migliore e più profonda comprensione del contesto internazionale.
Per questo la Fondazione ha deciso di organizzare, dopo il successo del Seminario di marzo scorso sugli effetti sociali ed economici dell’immigrazione, un nuovo Seminario dedicato alle maggiori sfide geopolitiche del momento.
Esamineremo il principale fattore di cambiamento di questi giorni, le conseguenze delle elezioni presidenziali americane. Il seminario si concentrerà in primo luogo sul loro impatto sulle relazioni transatlantiche e poi esaminerà attraverso il prisma di una nuova amministrazione Trump la possibile accelerazione verso un’autonomia strategica europea, nonché le implicazioni sulla rivalità delle grandi potenze e su come gli altri attori si relazionano ad essa.</p
Ci auguriamo che Napoli offra uno sfondo stimolante alla discussione e anche un raggio di speranza in un panorama piuttosto cupo. Dopo tutto, il concetto di “ricerca della felicità pubblica” che è stato incluso nella Dichiarazione di indipendenza degli Stati Uniti, cosi come altri valori fondamentali condivisi, sono al centro della corrispondenza che Benjamin Franklin ebbe con il filosofo napoletano Gaetano Filangieri. Ci auguriamo che il discorso politico condiviso che Franklin e Filangieri hanno iniziato 240 anni fa possa continuare oggi.