Nonostante la vicinanza fisica al poeta dell’Eneide, il pensiero del Leopardi non si rispecchia appieno nella produzione letteraria di Virgilio. Le narrazioni giornalistiche del primo Novecento e degli anni Trenta delineano un profilo patriottico del poeta recanatese e lo accomunano all’autore latino per la venerazione volta alla Madre Italia. Nel componimento La Ginestra viene in questi anni letto un sentimento reazionario, e il Leopardi è celebrato come cantore della gioia della giovinezza, a cui ha sempre anelato in quanto emblema di salute fisica e mentale, in quanto eroismo e ideale, fino alla manifestazione dell’amor patrio.
In realtà, egli possedeva uno spirito libertario, avverso ad ogni tipo di dittatura, tanto da cercare rifugio nel mondo classico per dar sfogo al senso di libertà contro le tirannie governative, a differenza del poeta mantovano, cantore ufficiale delle gesta della Gens Iulia.
Riservando ai critici gli aspetti più complessi di tali interpretazioni, si può affermare quanto meno che ad accomunare Virgilio e Leopardi, se non il sentimento patrio, resta, in quanto entrambi esuli, il legame alla città di adozione, Napoli: il primo si staglia nei secoli come icona magica partenopea, tramite leggende che lo vedono mistico costruttore del Castel dell’Ovo e della Crypta Neapolitana; il secondo ha reso eterno, con alcuni dei versi più alti e celebri della letteratura italiana, uno dei paesaggi unici che caratterizzano questa terra, la vegetazione, le terre aride e le antiche vestigia attorno lo “Sterminator Vesevo”.