Gli atti originali di fondazione del Monte di Pietà sono andati distrutti nell’incendio divampato nello stesso Banco il 31 luglio 1786 per cui una storia del Banco è possibile solo ricorrendo a fonti alternative.
Il Monte della Pietà fu fondato nel 1539 da alcuni gentiluomini – primi fra tutti Nardo di Palma ed Aurelio Paparo – con lo scopo di concedere prestiti gratuiti su pegno a persone bisognose.
Le operazioni conobbero un notevole sviluppo negli anni seguenti, grazie alla buona gestione, alla stabilità del credito e al capitale di fiducia di cui cominciò a godere. A partire dal 1573 prese avvio un’attività bancaria effettivamente documentata. L’ampliamento delle attività dell’istituto rese necessaria una più complessa organizzazione, che fu presa a modello anche dagli altri. Divenne banco nel 1584, con una prammatica del Re di Spagna.
La sua sede, inizialmente in una struttura della casa dell’Annunziata, venne spostata in via San Biagio de’ Librai in un palazzo acquistato dalla famiglia Carafa, che fu poi demolito e ricostruito su disegno dell’architetto Giovan Battista Cavagni. Con il nuovo edificio venne costruita anche una cappella, vero gioiello d’arte, a cui lavorarono i maggiori artisti del tempo: il Naccherino, il Bernini, il Corenzio, il Santafede.
In quella sede si svolse la storia del banco per oltre tre secoli, pur se con diverse traversie finanziarie, tra cui si ricordano la crisi monetaria del 1622, i moti rivoluzionari del 1648, la peste del 1656, le turbolenze verificatesi durante la rivoluzione francese del 1789.
Nel giugno 1806 Giuseppe Bonaparte incorporò il Monte di Pietà, insieme ai banchi dei Poveri, di Sant’Eligio e Spirito Santo in un unico Banco dei Privati.